Fattori di rischio della convivenza
Uomini e animali hanno sempre convissuto condividendo lo stesso territorio. Oggi però assistiamo ad un maggiore utilizzo del suolo da parte dell’uomo e ad un aumento dello sfruttamento delle risorse naturali. Questa nuova tipologia di convivenza può avere diverse conseguenze, che spesso mettono in pericolo la sopravvivenza di molte specie.
Uno dei fattori di rischio per gli animali sono le costruzioni di strade ed autostrade, che, oltre ad essere un pericolo per la loro vita e la nostra (che siamo alla guida), costituiscono anche delle barriere che separano territori una volta connessi tra loro. Secondo l’Asaps (l’Associazione Sostenitori ed Amici della Polizia Stradale), nel 2022 si sono verificati 163 incidenti che hanno coinvolto animali selvatici. In dieci anni, i casi sono stati circa 1.400. I numeri riportati riguardano esclusivamente i casi più gravi, infatti l’Asasp registra gli incidenti in cui si riscontrano feriti o vittime tra gli automobilisti. Ma la portata del fenomeno è assai più vasta.
Oltre a provocare incidenti a danno di uomini e animali, le strade fungono da barriere artificiali diminuendo le possibilità e le occasioni di incontro tra individui della stessa specie e, quando non permettono in alcun modo il passaggio degli animali, portando ad un isolamento genetico della specie. Con il passare del tempo, questo isolamento diminuisce la variabilità genetica, cioè quella serie di differenze genetiche che nel complesso possono garantire e garantiscono la sopravvivenza della specie. La variabilità genetica è infatti assicurata dallo scambio di geni tra popolazioni della stessa specie attraverso la riproduzione. Nel momento in cui una specie si ritrova a non avere a disposizione quel pool di geni per adattarsi all’ambiente in cui vive, può andare incontro, come conseguenza ultima, all’estinzione.
Ostacoli e interferenze
La costruzione di infrastrutture per la viabilità rappresenta per gli animali un ostacolo e un’interferenza anche per altri motivi. Per procacciare cibo ed acqua, gli animali potrebbero essere costretti ad attraversare queste barriere, mettendo involontariamente in pericolo la loro vita e la nostra. Anche l’inquinamento acustico è un fattore da sottolineare, molte specie hanno infatti un udito più sviluppato del nostro e il passaggio delle macchine può costituire per loro un fattore di stress.
Secondo uno studio condotto da Christopher Templeton, della Pacific University, sul diamante mandarino (Taeniopygia guttata) (uccello canoro solitamente molto attivo, vedi foto) l’inquinamento acustico andrebbe a condizionare molti aspetti della vita di questa specie.
Disponendo gli uccelli in due gruppi separati, uno sottoposto a rumori di automobili a circa 20 m di distanza, e l’altro in condizioni di silenzio, si è potuta notare una netta differenza di comportamenti tra i due.
Nel primo gruppo, sottoposto allo stimolo sonoro, si è registrata una diminuzione delle vocalizzazioni (cioè i suoni emessi, i richiami) e perdita del senso dell’orientamento, due funzioni essenziali per la specie.
La diminuzione delle vocalizzazioni potrebbe diminuire le chance di accoppiamento, mentre la perdita dell’orientamento può portare a una difficoltà nel procacciarsi il cibo, così come in tutta una serie di attività fondamentali (spostamenti, difesa del territorio etc.).
Aspetti positivi e “verdi”
Non ci piace parlare solo di problemi, preferiamo guardare sempre anche alle soluzioni. Una soluzione tra quelle proposte per risolvere il problema dell’”invasione della natura” da parte delle infrastrutture stradali, è quella dei “ponti verdi” o corridoi ecologici. Questi, sono ponti, sottopassi, cavalcavia che collegano due tratti di territorio sperati da una strada o da una barriera.
Vengono definiti “ponti verdi”, perché solitamente sono ricchi di vegetazione di specie diverse, che permette il nutrimento, il passaggio e l’incontro di varie specie di animali e di individui della stessa specie, favorendo un ripristino della variabilità genetica e quindi della biodiversità dell’area in cui vengono costruiti.
I ponti verdi si possono trovare in Olanda, Canada, Germania, mentre in Italia non si sono ancora fatti passi in avanti evidenti per la creazione di queste strutture. Nel nostro paese possiamo trovare i “rospodotti”, passaggi/sottopassi per aiutare i rospi e non solo ad attraversare le strade senza essere investiti dalle macchine. Questi passaggi sono fondamentale, perché nel periodo primaverile i rospi escono dalle loro tane per raggiungere laghi e stagni. Questa migrazione avviene di solito di notte, quando riescono a mimetizzarsi meglio.
Il comune di Avigliana, ogni anno in primavera, di concerto con il Parco delle Alpi Cozie, chiude al traffico veicolare la strada che costeggia l’area umida dei Mareschi ed organizza “la notte dei rospi“. Un appuntamento durante il quale dei volontari, dopo aver illustrato ai partecipanti le peculiarità di questi animali, indirizzano i rospi verso il “rospodotto”, che li condurrà in sicurezza dal bosco alle zone umide dove andranno a riprodursi (qui trovi un articolo su un progetto di conservazione delle aree umide). Tra i primi “rospodotti” istituiti in Italia troviamo quello di Rivarossa, costruito dall’Ente Parchi del Canavese nel 1997.
Sicurante c’è ancora tanta strada da fare per salvaguardare la biodiversità del pianeta e del nostro paese, che ospita una delle più grandi diversità di specie in Europa che beneficerebbero di una maggiore presenza di ponti verdi. Tuttavia, anche grazie alle politiche europee, possiamo pensare con ottimismo che il futuro sarà più verde.
Sveva Flores d’Arcais
Riferimenti
Osbrink, A., Meatte, M. A., Tran, A., Herranen, K. K., Meek, L., Murakami-Smith, M., … & Templeton, C. N. (2021). Traffic noise inhibits cognitive performance in a songbird. Proceedings of the Royal Society B, 288(1944), 20202851.
Immagine di copertina di: Hagai Agmon-Snir حچاي اچمون-سنير חגי אגמון-שניר – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=123225987