In natura ogni specie deve affrontare delle sfide. Esistono pressioni ambientali a cui gli animali devono far fronte utilizzando il loro bagaglio genetico e comportamentale.
Sappiamo come le azioni umane stiano alterando gli ecosistemi, a volte diminuendo la disponibilità di spazi idonei alla sopravvivenza di alcuni animali, altre introducendo specie aliene invasive, non originarie cioè di quel territorio.
Le modifiche ambientali toccano anche temi ampiamente noti all’opinione pubblica, come l’inquinamento o la deforestazione. Microplastiche, sostanze immesse nell’aria o nell’acqua, inquinamento luminoso o acustico sono alcuni esempi di come l’umanità sia in grado di alterare l’ambiente. La caccia illegale e il connesso mercato nero internazionale di ossa, pelli, organi di animali stanno portando e hanno portato molte specie sull’orlo dell’estinzione.
La semplice presenza umana, attività ludiche e sportive in luoghi di interesse naturalistico, come siti di nidificazione nel caso di alcuni uccelli, possono influenzare negativamente la sopravvivenza dei nuovi nati. A livello locale l’impatto può essere devastante, ma anche l’intera specie potrebbe subirne le conseguenze, che stia affrontando o meno in quel momento una situazione di vulnerabilità a livello globale.
La perdita di esemplari idonei alla sopravvivenza è una perdita per tutta la specie.
Tuttavia in natura, anche senza l’intervento umano, calamità naturali, malattie, parassiti possono imporre forti pressioni a cui gli animali devono saper far fronte. Individui della stessa o di specie diverse competono per lo spazio, le risorse, il cibo, la riproduzione.
Esiste un’interconnessione tra individui, specie, con il loro ambiente, con gli esseri umani e le loro attività. L’influenza reciproca può avere conseguenze negative o positive sulla biodiversità; il risultato spesso dipende dalle scelte dell’umanità.