L’uomo, principale causa della sesta estinzione di massa che si sta compiendo sotto i nostri occhi, a volte interviene in tempo per salvare alcune di specie, dando nuova vita a popolazioni in forte declino e a specie pressoché dimenticate dai più. Ma non da tutti, non dalla scienza. Il grifone (Gyps fulvus) è una di queste.
Molte sono le specie di avvoltoio considerate minacciate di estinzione, in parte anche a causa della persecuzione che gli uomini portano avanti nei loro confronti. Nel ciclo dei nutrienti e dell’energia di un ecosistema gli animali che si nutrono di carogne svolgono il ruolo insostituibile di riciclo delle sostanze fissate nelle carcasse. Consumarle rapidamente significa anche ridurre la possibilità di diffusione di malattie infettive (in questo articolo parliamo del ruolo di predatori e necrofagi). Gli avvoltoi sono considerati gli unici uccelli a cibarsi esclusivamente di carcasse e in Europa possiamo vantare quattro specie: grifone, avvoltoio monaco, gipeto e capovaccaio.
Il grifone è appunto un necrofago, cioè un animale che mangia carcasse di altri animali; questa è probabilmente una delle ragioni della considerazione negativa della specie agli occhi dell’uomo. Si nutre sia di carogne di animali da allevamento, sia di ungulati selvatici, dove questi sono presenti in numero tale da garantire la presenza di carcasse (come sulle Alpi e sui Pirenei). Rarissimi sono i tentati avvicinamenti a capi di bestiame malati o deboli, tuttavia in Europa e nel Mediterraneo questi animali dipendono dalle specie allevate dall’uomo.
Il grifone non è l’avvoltoio più a rischio, ma è importante ricordare che le misure prese per tutelare una specie hanno effetti benefici che ricadono su altre. Per tutelare e studiare questa specie, dieci anni fa è stata istituita la Vulture Conservation Foundation (VCF), un’organizzazione non governativa nata dall’unione di altre fondazioni; mentre nel 2000 è stato creato un gruppo di esperti provenienti e che operano in diversi paesi dell’Eurasia (Eastern European/Mediterranean Griffon Vulture Working Group – EGVWG).
Conosciamo meglio questa specie…
Troviamo il grifone principalmente nei paesi del Mediterraneo. In Europa occidentale la specie è maggiormente presente con l’unica sottospecie esistente, mentre in Europa orientale e altri paesi del Mediterraneo sembra avere maggiori difficoltà, tanto che mentre in Francia, Spagna e Portogallo troviamo numerose proliferanti popolazioni, nel resto dell’areale è richiesto un intervento per la conservazione della specie. Il 90% della popolazione europea infatti si trova attualmente in Spagna(superando le 30.000 coppie) e sembra che nella penisola Iberica si abbia più di un raddoppio della popolazione ogni otto anni. Questo è in parte dovuto al fatto che in Spagna molti agricoltori scaricano resti di bovini in quelli che vengono definiti “i ristoranti degli avvoltoi”. In molti paesi non è facile reperire dati sulle popolazioni locali, pertanto persistono alcune incertezze sui numeri, ma indicativamente le coppie riproduttive in Europa sono 35.000.
Gli habitat del grifone sono aspri, montuosi, spesso inaccessibili; frequenta zone antropizzate purché l’impatto antropico non sia elevato. Nidifica su sporgenze o in cavità presenti su pareti rocciose in colonieche possono superare le cento coppie e fino a 2500 m di altitudine. Intorno ai 5 anni gli esemplari sono ormai adulti e si accoppiano per la prima volta; dopo i 55 giorni di cova e la schiusa, ci vorranno circa quattro mesi prima che i piccoli imparino a volare per migrareanche fino all’Africa. Gli adulti sono invece stanziali.
La ricerca di cibo avviene in solitaria, ma gruppi si possono aggregare presso le fonti di cibo e i posatoi. I grifoni possono godere di una lunga vita (in natura fino a 30 anni), ma il basso tasso riproduttivo e le minacce diminuiscono il successo nella riproduzione. Finché la disponibilità di cibo è garantita, possono resistere a condizioni climatiche anche molto avverse.
Cosa minaccia un animale così resistente e longevo?
Carenza di cibo, varie tipologie di disturbo, l’utilizzo di veleni e la persecuzione minacciano la specie e in alcune zone hanno portato il grifone all’estinzione, per esempio sulle Alpi. La maggior parte dei veleni in cui incorrono non sono destinati a loro, bensì a specie di mammiferi con cui l’uomo ancora fatica a convivere, come il lupo, lo sciacallo e l’orso. Quando l’uomo utilizza per altre attività i terreni una volta dedicati alla pastorizia, spesso sottrae habitat adeguati a varie specie, tra cui il grifone.
Molte altre sono le minacce per questa specie, ma vorrei citarne alcune come l’elettrocuzione, cioè la collisione con linee elettriche che può portare alla morte dell’animale, e lo scontro con pale eoliche. Infine il turismo, con attività sportive e ricreative (parapendio, arrampicata etc.) che possono per esempio far cadere i piccoli dai nidi ed aumentare la mortalità nei giovani. La semplice curiosità dell’uomo e quindi la sua presenza è di enorme disturbo per gli animali, soprattutto nel periodo riproduttivo, quando diventano più schivi.
In Italia le maggiori minacce per il grifone derivano dalla perdita di habitat, dall’utilizzo di veleni e dai pesticidi agricoli, seguiti dal disturbo dovuto alla presenza umana.
Cosa stiamo facendo noi, in Italia, per proteggere il grifone?
L’ultima popolazione nativa italiana si trova in Sardegna, mentre in Friuli-Venezia Giulia (Udine) e in Abruzzo (L’Aquila) si sono resi necessari progetti di reintroduzione e ripopolamento. Altri progetti di reintroduzione sono in corso per esempio in Sicilia, o in pianificazione come in Calabria. Alcuni degli individui italiani (friulani) sono migrati in Austria, dove troviamo circa 100 individui non nidificanti.
In Friuli-Venezia Giulia, nella Riserva Naturale del Lago Cornino, un progetto iniziato negli anni ’80 si avvale di ricercatori, esperti e volontari per contrastare il declino del grifone sulle Alpi e Prealpi dell’Italia nord-orientale. In un primo momento nella riserva sono stati liberati 75 grifoni ed è stato creato un punto di alimentazione. Oggi la colonia conta 200 esemplari nel periodo invernale e circa 400 nel periodo primaverile – estivo: arrivano animali da altri paesi come Croazia, Francia e Spagna. Questo dimostra che l’area scelta per la reintroduzione del grifone è ottimale per la specie.
Nel 2013 sono state installate, grazie anche al supporto di strutture zoologiche italiane, tra cui il Parco Natura Viva (VR), due telecamere, una delle quali è sempre visibile in diretta online sul sito della Riserva Naturale del Lago Cornino. Queste collaborazioni hanno permesso inoltre di applicare nel 2017 delle radio satellitari per seguire lo spostamento e le quote di volo degli animali sul territorio, online potete vederne i movimenti.
Il monitoraggiodelle colonie nella Riserva Naturale viene effettuato a grandi distanze, in modo da non arrecare disturbo agli animali (perché come già detto la presenza umana è molesta). Il continuo aumento del numero di coppie e di giovani fa ben sperare per il futuro di questa specie in Italia e in Europa. Il successo di progetti di reintroduzione e ripopolamento non è infatti sempre positivo, né scontato; proprio per questo è invece importante ricordare progetti di ottimo auspicio come quello del grifone in Italia.
Mi è capitato un paio di volte di ascoltare la storia di questo progetto dalla voce del Direttore scientifico dell’area protetta, il Dott. Fulvio Genero, che segue il progetto fin dalla sua nascita. Ho voluto perciò dedicare un articolo a questa iniziativa che non è solo un esempio positivo di azione atta a proteggere la fauna locale, ma anche di impegno e dedizione. Infine mi sembrava doveroso far conoscere una specie come il grifone, unica nel suo genere, quasi perduta in Italia, in passato perseguitata e tenuta a distanza più per superstizione che a causa di un reale danno inflitto all’uomo, come spesso accade a molte specie.
Volevo concludere ricordando il Vulture Awareness Day – Giornata Internazionale degli Avvoltoi, il primo sabato di settembre (da segnare in calendario), istituita con lo scopo di far conoscere gli avvoltoi e promuoverne la protezione. Celebrata anche presso la Riserva Naturale del Lago di Cornino con incontri, conferenze e l’imperdibile liberazione di esemplari di grifone, questa giornata ci ricorda che non siamo l’unica specie a voler godere della magnifica natura italiana.
Ringrazio il Dott. Fulvio Genero per il suo prezioso contributo a questo articolo, sia per il tempo che mi ha dedicato che per le bellissime immagini.
Riferimenti
Alula, X. V. I. Il grifone Gyps fulvus nell’Appennino centrale: status report 1994-2009.
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Duriez, o., Herman, s., & Sarrazin, f. (2012). Intra-specific competition in foraging griffon vultures Gyps fulvus: 2. The influence of supplementary feeding management. Bird study, 59(2), 193-206.
García-Ripollés, C., López-López, P., & Urios, V. (2011). Ranging behaviour of non-breeding Eurasian Griffon Vultures Gyps fulvus: a GPS-telemetry study. Acta Ornithologica, 46(2), 127-134.
Genero F., 2006 Status of the Eurasian griffon vulture Gyps fulvusin Italy in 2005: 108-115. In: Houdston d.c.
Slotta-Bachmayr, L., Bögel, R., & yCAMIÑA, A. (2004). The Eurasian griffon vulture (Gyps fulvus) in Europe and the Mediterranean. Status report and action plan.
Ho visto tre grifoni in volo sopra al colle delle Finestre.. Fantastici
Meraviglioso! Io non li ho mai visti, ma un giorno andrò a cercarli!