È trascorso ormai qualche giorno dal tragico incidente avvenuto in Trentino, dove è stato rinvenuto il corpo di Andrea Papi a seguito di uno sfortunato incontro con un orso. In questi giorni abbiamo letto molte opinioni poste per lo più agli estremi: chi difende l’orso a spada tratta e chi imbraccerebbe il fucile. Premesso che rispettiamo il dolore della famiglia, che niente potrà in questo momento lenire, alcune considerazioni ci sentiamo di farle.
Considerazioni
La zona in cui il ragazzo si è inoltrato è notoriamente frequentata dagli orsi. Premettendo poi che non conosciamo e non sapremo mai le dinamiche dell’incidente nei dettagli, alcune precauzioni, tra cui non entrare in aree in cui è segnalata la presenza di esemplari, possono aiutare ad evitare gli incontri con gli orsi. Molti hanno parlato degli spray “antiorso”, illegali in Italia, che però non sono diversi dai campanelli che si consiglia di portare, dall’uso della voce e la produzione di rumori per farsi sentire e da tutte le altre norme comportamentali che possono salvare la vita dell’uomo e dell’orso. Secondo le notizie l’incidente è avvenuto nel tardo pomeriggio, orario in cui è sconsigliato recarsi nei boschi dove siano presenti grandi carnivori. Parte della motivazione risiede nel fatto che gli animali tendono ad essere più attivi quando gli esseri umani lo sono meno, cioè dal tardo pomeriggio all’alba.
Numeri
Altri parlano di un numero eccessivo di orsi, che al momento sarebbero più di 100 in Trentino. Il numero ideale dovrebbe essere di 50-60 individui per 2.000km2. Secondo un articolo del 2019 (Bombieri e colleghi) il paese europeo con più attacchi sarebbe la Romania (con 131 attacchi tra il 2000 e il 2015, di cui 11 mortali) con ben 6.000 orsi (densità stimata di 66,7 orsi per 1.000km2; densità umana 62,3 abitanti/km2). Sulle Alpi italiane la densità di popolazione umana arriva a 92,4 abitanti per km2, con due attacchi tra il 2000 e il 2015. Da quando è stato reintrodotto l’orso un solo caso, quello attuale, è risultato un attacco fatale (Bombieri e colleghi 2019 riportano una densità di 25,5 orsi ogni 1000km2 con 51 individui). È chiaro che paesi diversi possono avere disponibilità diverse di habitat idonei alla specie e da questo possono dipendere gli incontri con l’uomo.
Si punta inoltre il dito contro la mancanza di corridoi ecologici e di soluzioni che favoriscano la dispersione. Tuttavia ricordiamo che gli esemplari maschi di orso tenderebbero a disperdersi principalmente per raggiungere le femmine, che però risultano essere tutte in Trentino.
Infine, sono state sicuramente molte le lacune del progetto Life Ursus, tuttavia venne chiesto alla popolazione tramite un questionario somministrato a 1.512 persone in 5 province (Trento, Bolzano, Brescia, Verona e Sondrio) se ritenessero necessario un intervento per la salvaguardia dell’orso, il 95% rispose di sì.
Piano d’Azione
Dopo questo incidente, molti si chiedono cosa succederà. Il Pacobace (Piano d’Azione interregionale per la Conservazione dell’Orso Bruno sulle Alpi Centro-Orientali) indica che “l’eventuale abbattimento di un orso richiede una specifica autorizzazione da parte del Ministero, concessa sulla base di un parere dell’ISPRA” e la valutazione della problematicità dell’orso. Se l’orso coinvolto risultasse uno dei tre individui indicati come problematici sul territorio, l’incidente sarà probabilmente considerato più grave rispetto ad altre circostanze: una madre che protegge i cuccioli o un esemplare che difende una preda. Teniamo infatti presente che alcune reazioni fanno parte del naturale comportamento dell’orso, come la protezione dei cuccioli. Secondo il Pacobace, solo in caso di “orso cerca di penetrare in abitazioni, anche frequentate solo stagionalmente” e di “orso attacca (con contatto fisico) senza essere provocato” sono previste “energiche” soluzioni che includono la cattura o l’abbattimento. Però nel caso che ha visto coinvolto Andrea Papi, come dicevamo, nessuno potrà conoscere come si svolti i fatti.
Domande e coesistenza
Alla luce di quanto detto fin qui, restano comunque aperte delle domande. È accettabile uccidere l’orso coinvolto? Sarebbe accettabile abbattere la metà degli orsi? Quali sono i valori su cui ci dovremmo basare per prendere una decisione? Dovremmo preferire un’alternativa all’abbattimento? La soluzione non è facile da trovare e non è detto che possa soddisfare tutti allo stesso modo, ma di certo non può essere quella di estirpare la specie dal Trentino né limitare eccessivamente le attività umane. La coesistenza è necessariamente un compromesso.
La causa ultima dell’estinzione dell’orso è probabilmente da ricercarsi nella persecuzione diretta operata dall’uomo: “il successo della eventuale reintroduzione dipenderà dunque in gran parte dal grado di accettazione dei nuovi orsi immessi da parte delle popolazioni locali”. – Zibordi et al., 2010
Riferimenti
AA. VV. (2010) Piano d’Azione interregionale per la Conservazione dell’Orso Bruno nelle Alpi centro-orientali –
PACOBACE. Quad. Conc. Natura, 33, Min. Ambiente – ISPRA., https://www.mase.gov.it/sites/default/files/archivio/allegati/biodiversita/qcn_32_orso_bruno.pdf
e successive modifiche:
https://www.mase.gov.it/sites/default/files/archivio/allegati/biodiversita/decreto%20modifica%20PACOBACE.pdf
Bombieri, G., Naves, J., Penteriani, V., Selva, N., Fernández-Gil, A., López-Bao, J. V., … & Delgado, M. M. (2019). Brown bear attacks on humans: a worldwide perspective. Scientific reports, 9(1), 8573.
Zibordi, F., Mustoni, A., Viviani, V., Liccioli, S., & Stefani, G. (2010). L’impegno del Parco per l’Orso: il Progetto Life Ursus. Ufficio Faunistico del Parco Naturale Adamello Brenta. Documenti del Parco 18. Manfrini. Strembo (TN).
Foto in copertina: Di Charles J. Sharp – Opera propria, from Sharp Photography, sharpphotography.co.uk, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=120317714