I pipistrelli sono presenti sulla Terra da 52 milioni di anni e oggi contano più di 1.300 specie. Gli scienziati indicano questi animali con il nome di Chirotteri (no, non è una parolaccia!).
Due sono le particolarità di questo gruppo: il volo attivo e il biosonar che utilizzano per cacciare.
Sono infatti l’unico gruppo di mammiferi ad aver sviluppato la capacità di volare attivamente (la planata dello scoiattolo volante non conta!). Il volo attivo è permesso dalla membrana chiamata patagio, formata da due strati di pelle e che unisce arti anteriori, posteriori e coda. Ma non immaginatela come un telo di plastica inerme, al suo interno infatti ci sono ossa, vasi sanguigni, muscoli e nervi.
Ecolocalizzazione e non solo
I pipistrelli sono attivi dal tramonto all’alba e le 35 specie presenti in Italia, che cacciano insetti, hanno dovuto quindi evolvere un sistema per “vedere al buio”. Ed ecco che il biosonar è lo strumento perfetto per l’ecolocalizzazione. Il pipistrello emette delle onde sonore che si riflettono sugli oggetti che incontrano tornando all’animale modificate e in base a come sono variate forniscono informazioni sull’ambiente circostante e sugli oggetti che hanno incontrato: quanto sono distanti, dove si trovano, che forma e caratteristiche hanno.
Gli ultrasuoni vengono emessi tramite contrazioni della laringe e possono essere poi espulsi attraverso il naso (nella famiglia dei Rinolofidi) o dalla bocca (nei Vespertilionidi).
Si chiamano ultrasuoni perché la maggior parte delle specie li emette a frequenze che vanno da circa 9 kHz a oltre i 100 kHz (chilohertz) (le frequenze sono il numero di vibrazioni per secondo). Noi esseri umani possiamo udire suoni fino a 20kHz, quindi le frequenze dei pipistrelli sono per la maggior parte non udibili dall’orecchio umano.
Due sono i tipi di suoni emessi dai pipistrelli:
social calls, cioè richiami sociali, utilizzati per le interazioni tra esemplari della stessa specie o di specie diverse, che sono diversi e unici per ogni specie;
search calls, cioè impulsi di ecolocalizzazione che servono per lo spostamento nell’ambiente circostante e per ottenere informazioni su di esso.
I richiami sociali hanno una struttura complessa e possono anche ricadere nelle frequenze udibili all’uomo (in fondo trovate un esempio).
Un anno da pipistrello
Come sappiamo, alle nostre latitudini, i pipistrelli non sono sempre attivi, quindi in inverno dove vanno?
Il ciclo biologico dei pipistrelli è piuttosto complesso, comprendendo diverse fasi:
1. in inverno entrano in letargo in siti svernanti dopo aver accumulato grasso. La durata del letargo varia da specie a specie (da due giorni a due mesi) e consiste in un periodo estremamente delicato del ciclo biologico di questo gruppo, motivo per cui il disturbo della colonia non deve mai avvenire in questa fase!
2. in primavera le femmine si riuniscono in nursery o colonie riproduttive (in numero che varia da specie a specie e può arrivare a diverse centinaia si individui) per dare alla luce i cuccioli, mentre i maschi scelgono generalmente rifugi più freschi e visitano occasionalmente le colonie riproduttive (furbetti guardoni!).
3. nei mesi tardo estivi e autunnali si collocano i periodi riproduttivi delle specie italiane. Le nursery si disperdono e sia i maschi che le femmine cercano i siti adatti all’accoppiamento, ma siccome poi ricomincia il periodo autunnale-invernale, non sarebbe possibile per la prole sopravvivere. Quindi vi è un ritardo della fecondazione: le femmine conservano gli spermatozoi nelle vie genitali o viene interrotto lo sviluppo embrionale fino a dopo il letargo. In questo modo è possibile anche sincronizzare le nascite con il periodo in cui si avrà una maggiore concentrazione di risorse alimentari e le femmine si ritroveranno di nuovo tutte insieme nella nursery estiva.
Dopo l’accoppiamento si torna al letargo invernale (la pacchia è finita).
Il rifugio che vorrei: eterni nomadi con qualche casa vacanza
Il ciclo biologico dei pipistrelli è complesso anche perché necessita di tipologie diverse di siti: siti svernanti in cui trascorrere il letargo invernale; nursery o colonie riproduttive in primavera per le femmine e rifugi per i maschi e infine siti di accoppiamento idonei.
E ogni tipologia di rifugio deve avere determinate caratteristiche. Per esempio quelli invernali devono comprendere minor disturbo possibile, basse temperature e umidità costante, così che i pipistrelli possano abbassare la propria temperatura corporea (dai 40°C dei periodi di attività, a 0-10°C nel periodo invernale) per superare l’inverno mantenendosi inattivi.
La disponibilità di rifugi dipende dalla grandezza della colonia e dalle caratteristiche della specie. Mentre alcune si sono adattate molto bene a vivere in ambiente urbano, mantenendo la preferenza per cavità naturali negli alberi se presenti, altre necessitano di foreste mature e altre ancora ambienti di grotta. Se c’è la possibilità e le condizioni lo permettono, alcune specie tornano ad utilizzare i rifugi dell’anno precedente, ma questo non è assolutamente scontato. Possono cambiare le condizioni oppure trovare rifugi più adatti.
Specie piccole come quelle italiane è più ragionevole pensare che non volino troppo lontano dai loro rifugi per cacciare. Nelle cui vicinanze è quindi necessaria la presenza di aree idonee alla caccia e viceversa. Altra condizione che può cambiare e far propendere i pipistrelli per un rifugio diverso l’anno successivo.
Servizi ecosistemici
Tutte le specie presenti sul territorio italiano sono insettivore, ma qualcuna può predare avannotti catturandoli appena sotto il pelo dell’acqua. Alcune specie predano in particolare falene, perciò esistono delle differenze nelle necessità sia a livello trofico (alimentare) che di ambiente di caccia.
Ogni specie, habitat ed ecosistema svolge delle attività che sono utili anche all’umanità (qui un nostro articolo). I pipistrelli a livello globale rivestono un ruolo chiave negli ecosistemi come consumatori primari, secondari e terziari. In particolare le specie insettivore mantengono stabile l’ecosistema cacciando specie nocive per le coltivazioni o che possono trasmettere patogeni alle popolazioni umane e ai mammiferi in generale. Queste importanti funzioni sono quindi positive anche per l’uomo.
Minacce
Nonostante il loro ruolo chiave e anche se alcune specie si sono adattate a vivere in ambiente urbano, alcune attività antropiche hanno un impatto molto negativo sulle comunità di pipistrelli: distruzione di habitat, disturbo dei rifugi, dei siti svernanti e delle nursery, caccia per il consumo di carne (bushmeat), l’aumento dell’utilizzo di pesticidi.
Al secondo 16 di questo video potete sentire un esempio di social call!
Riferimenti
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Foto in copertina: Di Barracuda1983 – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2077104