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Gli animali hanno una personalità?

I proprietari di animali da compagnia avranno sicuramente notato che gli animali possiedono una loro individualità nel comportamento, anche quando appartengono alla stessa specie. Essa viene mantenuta nel corso di tutta la loro vita e manifestata in varie situazioni. Alcuni di voi probabilmente si saranno chiesti come mai un animale si comporta in modo diverso da un altro e quale sia l’origine di questa diversità.
 
Iniziamo col dire che a partire dagli anni ’30 del XX secolo, queste stesse domande hanno spinto gli scienziati ad iniziare ad indagare le differenze individuali nel comportamento degli animali.
 
Le precedenti credenze insegnavano che individui con in comune età, sesso e specie mettessero in atto gli stessi comportamenti, ma le evidenze scientifiche hanno fin da subito mostrato l’esistenza di concrete differenze comportamentali tra animali diversi. Esse hanno dimostrato che personalità distinte esistono anche negli animali non umani.
 

Un po’ di storia…

I primi studi furono condotti negli allevamenti, in quanto l’uomo si rese conto che per aumentare il benessere e la produttività degli animali, era prima di tutto necessario conoscerne il comportamento, anche individuale. Successivamente, grazie al crescente interesse suscitato dalle prime ricerche, la personalità è stata studiata anche in altre specie (dai molti primati non umani, agli animali da compagnia). Anche nelle specie che vivono a stretto contatto con l’uomo, come cani, gatti e cavalli, è stata infatti riconosciuta l’esistenza di personalità differenti.
 
Queste scoperte hanno reso necessario definire cosa sia la personalità. Per quanto riguarda la psicologia umana, la definizione subisce delle modifiche in base alla teoria psicologica che prendiamo in considerazione. Gli psicologi sembrano però concordi nel definirla come costituita dai modelli comportamentali di un individuo, specificando che questi restano costanti nel tempo e nelle situazioni in cui si manifestano.
 
Ma questo significa semplicemente che in diversi contesti il nostro comportamento esprimerà in modo coerente la nostra personalità, sia che affrontiamo la vita di tutti i giorni, sia che abbiamo a che fare con delle difficoltà.
 
Gli studi sulla personalità animale hanno dimostrato che essa ha una struttura simile a quella umana. La maggior parte degli studi in questo campo sono stati condotti in strutture gestite dall’uomo, dove  i ricercatori possono avere un parziale controllo sull’ambiente. Un buon esempio sono i giardini zoologici, dove, anche in Italia, la ricerca è fiorente.
 

Come si studia la personalità animale?

Uno dei principali strumenti di cui si avvale il ricercatore per studiare da vicino e in modo approfondito le differenze individuali è la raccolta di dati comportamentali.
 
Ma questa non è l’unica metodologia che la scienza mette a disposizione: i primi studi in questo ambito hanno preso in prestito dalla ricerca sulla psicologia umana i questionari di valutazione della personalità e li hanno adattati agli animali. A compilarli sono di solito gli esseri umani che meglio conoscono gli individui oggetto delle ricerche, come i padroni di animali domestici, ma è anche possibile chiedere la collaborazione di esperti del comportamento della specie.
 
I questionari supportano e completano le informazioni ottenute tramite la raccolta di dati comportamentali e risultano essere facilmente utilizzabili dai ricercatori. Proprio per questo sono lo strumento di cui attualmente la ricerca sulla personalità animale si serve di più.
 

So che ve lo state chiedendo: ma quindi cosa misurano questi questionari e come sono fatti?

Come sempre qualche piccola informazione storica è d’obbligo. Partiamo dal 1985, quando i ricercatori Paul Costa e Robert McCrae proposero il Modello dei Cinque Fattori per la personalità umana.
Secondo i loro studi la personalità umana sarebbe composta da cinque dimensioni
estroversione – introversione,
gradevolezza – sgradevolezza,
coscienziosità – negligenza,
nevroticismo – stabilità emotiva,
apertura mentale – chiusura mentale.
 
Questi cinque fattori vengono descritti come tendenze di base proprie di ciascun individuo e influenzano il modo in cui si adatta all’ambiente. Ancora una volta è il comportamento a darci informazioni sulla personalità di un soggetto, infatti è tramite il suo studio che è possibile misurare i tratti di personalità di cui le cinque dimensioni sono formate.
 
 
 
Negli animali le differenze individuali sono state studiate sulla base di tale teoria. E arriviamo a cosa si trova nei questionari: un elenco di aggettivi, corrispondenti ai tratti della personalità. Viene chiesto a chi li compila di scegliere un punteggio su una determinata scala (per esempio da 1 a 5). In questo modo ogni tratto/aggettivo viene valutato da chi conosce bene l’animale. Una domanda potrebbe riguardare quanto è attivo, un’altra quanto è amichevole verso gli esseri umani.
 
Facciamo un esempio: un cane curioso sarà più propenso ad avvicinarsi ad una persona che non conosce rispetto ad uno che non lo è e se lo stesso animale è anche più amichevole verso sconosciuti, farà probabilmente molta meno fatica ad accettare la presenza di altri esseri umani.
 

Arriviamo alla seconda domanda che vi starete facendo: a cosa serve conoscere il profilo di personalità di un animale? 

Comprendere la personalità di un animale permette non solo di conoscerlo meglio ed individualmente, ma anche di capirne le necessità. È per esempio possibile agire in modo più mirato ed efficace per risolvere eventuali problematiche comportamentali.
 
Studi condotti all’interno dei giardini zoologici hanno inoltre permesso di migliorare le condizioni di vita degli animali ospitati. Grazie alle ricerche svolte in natura, è possibile comprendere meglio come le varie personalità si adattino al territorio e ad una sempre maggiore popolazione umana.
 
Infine, ma non meno importante, i padroni di animali da compagnia possono conoscere meglio il loro compagno di vita e migliorare, se necessario, la convivenza, correggendo in modo appropriato i comportamenti dell’animale e del padrone. In questo senso gli studi della personalità possono affiancare e supportare il lavoro di addestramento di un cane, ma anche aiutare nella scelta dell’animale da adottare.
 
È infatti possibile, tramite la stesura del profilo di personalità, individuare quali siano le caratteristiche di ogni individuo e indirizzare il futuro padrone verso la scelta più consona alle sue necessità e preferenze per quanto riguarda il comportamento dell’animale che vorrebbe adottare o acquistare. Ma questo apre tutto un altro capitolo.
 
La crescente ricerca nel campo della personalità animale ha toccato ambiti anche molto diversi tra loro: da contesti industriali, a laboratori di ricerca, fino a parchi zoologici e centri di reintroduzione della fauna.
 
In Italia il concetto di personalità animale è ancora poco conosciuto, ma alcuni studi sono stati condotti in vari contesti. L’importanza dell’individualità degli animali, chiaramente evidenziata dalle ricerche degli ultimi decenni, potrebbe indurre anche nel nostro paese un maggiore interesse per questo ambito di ricerca.
 
Di fondamentale importanza è tenere sempre presente che ogni animale, uomo compreso, è diverso dagli altri, ha delle necessità e una percezione propria di ogni aspetto della vita. Rispettare queste differenze è un buon inizio per convivere con gli animali (umani compresi) che ogni giorno condividono con noi anche solo una parte della loro vita.

 

Riferimenti

Costa, P. T., & McCrae, R. R. (1992). Neo PI-R: Professional manual. Odessa, FL: Psychological Assessment Resources.

Curb, L. A., Abramson, C. I., Grice, J. W., & Kennison, S. M. (2013). The relationship between personality match and pet satisfaction among dog owners. Anthrozoös26(3), 395-404.

Freeman, H. D., & Gosling, S. D. (2010). Personality in nonhuman primates: a review and evaluation of past research. American journal of primatology, 72(8), 653-671.

Gosling, S. D. (2001). From mice to men: what can we learn about personality from animal research? Psychological Bulletin127(1), 45-86.

Phillips, C., & Peck, D. (2007). The effects of personality of keepers and tigers (Panthera tigris tigris) on their behaviour in an interactive zoo exhibit. Applied Animal Behaviour Science, 106(4), 244-258.

Watters, J. V., & Powell, D. M. (2011). Measuring animal personality for use in population management in zoos: suggested methods and rationale. Zoo biology, 31(1), 1-12.

Wielebnowski, N. C., Ziegler, K., Wildt, D. E., Lukas, J., & Brown, J. L. (2002). Impact of social management on reproductive, adrenal and behavioural activity in the cheetah (Acinonyx jubatus). Animal Conservation, 5(04), 291-301.

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