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La sofferenza degli animali

La sofferenza degli animali non è limitata a quelle specie che spendono tutta o parte della loro vita all’interno di un’attività di interesse umano.

Gli animali hanno una vita emotiva e per questo motivo anche in natura possono sperimentare eventi che implicano sofferenza. Questo concetto non è nuovo, già decenni fa la comunità scientifica iniziava a prenderne coscienza.

Esistono fattori esterni ed interni che possono andare ad influenzare la probabilità che l’animale si trovi ad affrontare una condizione difficile.

Quali sono questi fattori?

Alcune delle cause di sofferenza in natura possono essere la predazione, la presenza di parassiti o di malattie. Gli animali possono morire durante la siccità estiva o durante l’inverno per carenza di cibo. Un esempio meno estremo potrebbe essere quello di un uccello che non riesca a trovare un riparo durante una tempesta di ghiaccio. Potrebbe soffrire nel ritrovarsi con le zampe congelate. 

La semplice vita di tutti i giorni, in cui gli animali devono procurarsi cibo, acqua, riparo o sfuggire a potenziali predatori può non risultare esattamente piacevole. In aggiunta a questo, possiamo pensare alle specie che mostrano cure parentali. Questi animali quindi potrebbero sperimentare stress in varia misura nel tentativo di proteggere la propria prole.
Anche i disastri naturali, non causati dall’uomo, come incendi, alluvioni, uragani, hanno ovviamente un impatto sulla vita degli animali che frequentano le zone interessate. Troviamo conferma di ciò anche in siti fossili dove hanno incontrato la morte molti esemplari di specie diverse a causa di un disastro ambientale, incluse eruzioni vulcaniche e impatti di meteoriti.

Pensiamo però anche più in piccolo, la semplice caduta di un albero potrebbe sorprendere e ferire un animale che si trovava sfortunatamente nei paraggi. Lo stesso vale per la caduta di un nido che qualche inesperta coppia di volatili vi aveva costruito. Forse pensiamo agli animali selvatici come “perfetti”, ma i giovani ed inesperti commettono errori, gli anziani e malati sono svantaggiati. Alcuni esemplari possono essere geneticamente predisposti a determinate malattie o avere un sistema immunitario più debole. In base alla gravità di questi fattori l’animale può sopravvivere più o meno a lungo e dover affrontare un numero più o meno ampio di situazioni di sofferenza.

 

E dal punto di vista psicologico?

Gli animali devono adattarsi a moltissimi cambiamenti che avvengono nel loro ambiente, tra cui troviamo anche fattori di stress che possono essere eccezionali o periodici. Questi possono avere un impatto sugli animali dal punto di vista psicologico.
 

Una possibile fonte di stress per gli animali in natura può essere per esempio la lotta per l’accoppiamento o il territorio. In questo caso parliamo di un fattore periodico perché per alcune specie si ripete diverse volte nel corso della vita di un individuo.

Ma pensiamo anche solo agli scontri tra leoni e iene per aggiudicarsi una carcassa.

Dal punto di vista dell’esperienza che gli animali vivono, possiamo immaginare che il loro benessere possa essere negativamente influenzato da eventi che per loro costituiscono una sfida. Le risposte comportamentali che gli animali utilizzano sono uno strumento per far fronte a queste situazioni. Esattamente come lo sono le nostre.

Ed ecco che, ancora una volta, torniamo a parlare dell’importanza di studiare il comportamento degli animali. È utile sapere anche come una specie, una popolazione e un individuo rispondono a situazioni differenti e potenzialmente stressanti. Questo sia per migliorare gli sforzi volti alla conservazione delle specie, sia per tutelare gli interessi umani.
 

Studiare il comportamento per diminuire i conflitti

Un esempio potrebbe essere il fatto che in caso di scarsità di cibo alcune specie (non tutte) possano avvicinarsi agli abitati umani. La loro non è altro che una risposta comportamentale e ad una situazione di difficoltàAgli addetti ai lavori serve raccogliere informazioni sul comportamento animale per evitare conflitti tra specie selvatiche e popolazioni umane e per modificare i progetti e piani di conservazione e protezione del territorio e della specie a seconda delle informazioni che la ricerca scientifica mette a disposizione.

La coesistenza e convivenza è possibile e gli esperti, così come molti cittad
ini, desiderano trovare la strada giusta. Un bellissimo esempio in questo senso è dato dall’orso marsicanoqui puoi leggere tutte le iniziative concrete che vengono messe in atto per la sua conservazione.
 
Riferimenti
Tomasik, B. (2015). The importance of wild-animal suffering. Rel.: Beyond Anthropocentrism3, 133.
 

Dawkins, M.S. (1980). Animal suffering: the science of animal welfare. London: Chapman and Hall.

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